di Ingrid Atzei

Nell’immediatezza dell’uscita de Il mondo al contrario scrissi una recensione che provai a proporre a diversi tra riviste e blog ma non riuscii a pubblicarla. La risposta più gentile che ottenni fu che si trattava di un libro e, per conseguenza, di una recensione che avrebbe diviso i lettori. Dunque, seguendo la medesima logica, non si dovrebbe recensire Gli arancini di Montalbano – ricordiamo che si tratta di una preparazione ripiena di ragù – per evitare di perdere i lettori vegetariani. Per fortuna, ci si guarda bene dal fare scelte del genere e, cionondimeno, per il volume del Generale Vannacci andò così; perciò, nei mesi, accantonai la mia recensione. Tuttavia, ora, in occasione di un nuovo evento che ha visto scendere il Generale in Sardegna per un incontro alla Fiera di Cagliari in qualità di emissario d’istanze sarde da portare in Commissione europea – e sappiamo quanto sia urgente e di primaria importanza difendere il nostro suolo dall’assalto speculativo del green ad oltranza -, vi propongo esattamente quella recensione scritta nell’agosto del 2023. Buona lettura.

Parlando di sicurezza – primo requisito del sistema energetico – quello che più innalza questo parametro è la diversificazione, cioè l’inclusione di tutte le fonti energetiche in un portafoglio che sia il più ampio e flessibile e che, come nel caso degli investimenti finanziari, ci metta al riparo da crisi che possano interessare uno o più settori del mercato. Se dovessi esprimermi in termini che mi sono familiari introdurrei l’acronimo PACE che, al di là della bellissima condizione che evoca tale parola, sta a significare Primario, Alternato, Contingenza ed Emergenza.”

Questo pensiero cristallino ed inoppugnabile è espresso dal Generale Roberto Vannacci nel suo volume Il mondo al contrario. Sì, proprio quello che, ormai dalla metà di agosto, sta sollevando un gran polverone che, di ‘sti tempi nostri affaccendati e critici, torna comodo come una manna. E, poiché del nulla, o quasi, s’è già parlato assai, oggi ci concentreremo su tutto quello che nel volume c’è ma pare destare meno interesse del dovuto.

Partiamo, perciò, chiedendoci: chi è il Generale? Nello specifico, il Generale è un uomo che, tanto per raccontarne una, ha “assistito impotente al taglio di una mano e di un piede ad un giovanissimo somalo che si era macchiato di un furto“. Un uomo, dunque, forgiato assai, temprato come pochi; figuratevi quanto può spaventarlo qualche cavallone di terra arsa da questa torrida estate bramosa di fresche granite quanto di notizie capaci di svegliarci dagli effetti soporiferi delle canicole. Per inquadrarlo meglio, potremmo dire che il Generale è un uomo forte (dalla Somalia all’Iraq è sempre stato in prima linea), è un uomo in carriera che, dopo tante missioni rischiose, ricopre un incarico che gli consente di stare più vicino a casa (attualmente avvicendato ma, fino a poco tempo fa, al comando dell’Istituto Geografico Militare di Firenze), è un uomo colto (ha conseguito ben tre lauree, due Master e conosce sei lingue), è un marito e padre di famiglia (quei ruoli sociali tradizionali legati ai nostri valori storici che lui difende) ed è, pure, uno scrittore. Insomma, il Generale è, decisamente, persona fuori dalla norma se non altro per il curriculum vitae et studiorum.

Ora, quest’uomo ab-norme e che, in determinati contesti, si sente “diverso” (come scrive egli stesso e ne riporteremo alla fine la citazione), giunto all’età di 54 anni, s’è guardato attorno e ha visto, da una parte, i suoi uomini, quelli pronti alla morte ai quali è costretto a mostrare tutta la propria severità oltre che il proprio rigore; dall’altra parte, ha visto il mondo colorato e colorito dei tempi nostri, quello che fatica a riconoscere nei punti fermi tramandatici dai nostri avi dopo averli faticosamente conquistati. Così, con piglio critico, è nata in lui l’esigenza di mettere a confronto il buonsenso con l’accezione di normalità, quel costrutto preciso preciso che connota ciò che aderisce alla norma convenuta. Poi, circondato dai propri affetti, quelli coltivati e cresciuti secondo punti di riferimento esperiti ed esperibili, scioglie la propria umana tenerezza e decide di scrivere un volume dedicato proprio a loro, gli affetti (oltre che a tutti coloro che nel progresso ab-norme non riconoscono una reale evoluzione). Perciò, Il mondo al contrario, giacché dedicato a quanto di più caro egli abbia, le figlie, non potrà certo essere un volume basato su odio, intolleranza, denigrazione, esclusione ed altre gazzose riconoscibili per la temporanea effervescenza. Piuttosto, quello del quale vi sto parlando è un libro su… l’amore. Proprio così, l’amore. Perché il Generale è colui che, iconicamente, definiremmo un eroe. Ed un eroe è colui che lotta per proteggere. Ovviamente, si protegge per amore di qualcosa (idee, ideali, valori, norme, la terra Patria dei nostri antenati…) e/o di qualcuno (la famiglia, gli affetti oltre ad essa, i commilitoni e… la Patria, stavolta come schiatta italiana unita). E se quanto affermato vi sembra banalmente provocatorio, leggete qua:

Eccola la mia prima Patria: la terra, la tradizione, la memoria ed il senso di appartenenza ad una comunità e ad una nazione che, seppur lontana, era il luogo d’origine dei miei genitori, dei miei nonni e di tutta la mia famiglia e che, in parte, tutti i miei avi avevano contribuito a costruire. … In molti mi chiedevano il perché non fossi rimasto in Francia e non avessi magari continuato nell’esercito francese, visto che a quell’età avevo trascorso molti più anni a Parigi che in Italia. La mia risposta era immediata: “Perché sono Italiano!” … Nei primi anni sotto le armi ho conosciuto la mia seconda Patria fatta di simboli, riti, inni e cerimonie. … Con il procedere degli anni e delle esperienze, si è aggiunta una terza Patria: quella costituita dalle poche persone che, nonostante le avversità, non mollano mai; che vogliono eccellere oltre ogni barriera; che sono pronte a tutto; che ogni giorno spingono un po’ più in là i propri limiti e che ogni volta che rosicano un’oncia di terreno al muro dell’impossibile si sentono realizzati e soddisfatti.

Queste parole tolgono il fiato, dite la verità… Il nostro, dunque, è senza dubbio alcuno un eroe patriota: ama la propria Patria e protegge la schiatta alla quale lui e la sua famiglia o, meglio, le sue famiglie appartengono. Esattamente come fece quando denunciò alla Procura Militare e alla Procura della Repubblica omissioni gravi in relazione alla tutela della salute dei militari patrii esposti ai rischi derivanti dall’uranio.

Tornando al perno su cui ruota l’intera trattazione del volume, ora possiamo essere certi che esso è l’amore; ed ogni ragionamento nelle pagine contenuto si fonda sul desiderio, perseguendo al contempo l’auspicio, che il mondo di domani, e in particolare il Belpaese, non sia un riflesso (giocoforza un’inversione) di quel che fu.

Di quel che fu culturalmente pregnante, ingegneristicamente all’avanguardia, storicamente millenario, geograficamente invidiabile, intellettualmente geniale, artisticamente incomparabile, militarmente potente, scientificamente illuminante… In una parola: grande!

Il Generale scrive un volume denso, che spazia tra argomenti di pungentissima attualità che vanno dal buonsenso (e ditemi voi se non si tratta di un tema di strettissima attualità), al confronto tra la naturalità e le artate costruzioni linguistiche dei giorni nostri, al cambiamento climatico posto alla base di ogni giustificazione che ci costringa a cambiare le nostre abitudini, alle rinnovabili e al nucleare, al multiculturalismo spinto fino al punto d’infischiarsene della nostra identità nazionale e dei nostri tratti identificativi, al rapporto tra minoranze prevaricatrici e maggioranza, alla cancel culture, al pianeta lgbtq+++ che va benissimo accettare ma non imporre come normalità auspicata, alla percezione di sicurezza e alla legittima difesa (capitolo, questo, pragmatico, privo di filosoffeggiamenti da salottino e che, forse più degli altri, dà un senso concreto al motivo per il quale si può affermare che il tema centrale dell’opera è l’amore). E, ancora, il libro spazia dai valori che ci connotano tradizionalmente, come casa famiglia e Patria, alle tasse che vanno a colpire sempre la stessa fascia di popolazione, alle città green che escludono funzionalmente i meno agiati e all’animalismo ostentato. Insomma, i temi affrontati sono davvero molteplici e banalizzare questo lavoro estrapolandone e decontestualizzandone poche frasi che, invece, fanno parte di un discorso più ampio non rende i giusti meriti alla fatica applicata all’opera. Nel redigerla, il Generale sveste la divisa e diviene scrittore; essere umano qualunque che si rivolge ad esseri umani qualunque. In questa veste, riporta dati, li argomenta, disquisisce delle proprie stesse affermazioni, alle volte riportando aneddoti della propria vita, altre volte concedendosi dell’arguta ironia, più spesso col piglio deciso di chi a comandare è aduso da tempo e, dunque, abbondando col punto esclamativo il proprio registro scrittoriale. Ma a fare da fil rouge per le oltre trecentocinquanta pagine di opera, qualunque pagina, riga, mezza riga o parola prendiate, c’è il senso di normalità e il desiderio di recuperarla questa tanto bistrattata normalità.

Leggendo il volume, si rimane spiazzati dalla limpidezza con la quale l’autore esprime le proprie opinioni (segno, forse, che non siamo più adusi alla schiettezza) e badando bene a sottolineare che sono solo sue quelle opinioni e che egli non è portavoce di alcuna istituzione; perciò stesso, manlevando la sua carica, ma anche la sua persona, dall’uso improprio che lettori poco avveduti e frettolosi potrebbero fare delle sue affermazioni.

Se ne consiglia la lettura ad un pubblico adulto e maturo in grado di comprendere gli argomenti proposti senza denaturarli, interpretarli parzialmente o faziosamente compromettendone, così, la corretta espressione e l’originale significato.

È esperto di psyops, il nostro, perciò sa bene quanto facilmente le parole possano divenire armi. Ecco perché, fin dalle prime pagine della sua opera, avverte di maneggiarle con cura: “L’autore declina ogni responsabilità in merito a eventuali interpretazioni erronee dei contenuti del testo e si dissocia, sin d’ora, da qualsiasi tipo di atti illeciti possano da esse derivare“. Dunque, pare dirci, attenzione massima nella lettura; i temi sono controversi in generale ma il Generale in veste d’uomo ha le idee chiare e le espone. Sui temi si discute, sul sentire dell’autore no. E, scusate, ma non fa una grinza.

Ecco perché argomentare ad personam, come vorrebbe fare chi il mondo al contrario lo anela, è davvero poco proficuo per tutti. Ognuno di noi, leggendo le singole trattazioni del volume, potrebbe trovarsi toccato in prima persona, in disaccordo, perplesso (come quando si parla delle trivellazioni nell’Adriatico alla ricerca del gas), parzialmente d’accordo, convenire completamente con quanto espresso o desiderare d’approfondire maggiormente certe tematiche, talune osservazioni e precise convinzioni. Ma è proprio da queste differenze e da queste curiosità che emergono i dibattiti. Altrimenti che facciamo, ci chiudiamo gli occhi, ci tappiamo la bocca e ci leghiamo le mani? Suvvia, siamo sinceri almeno quanto il Generale. Nasciamo ad occhi aperti, spalanchiamo le bocche per riempire i polmoni d’aria e stringiamo la vita nei nostri graziosi pugnetti prima ancora che ci venga presentata nelle sue molteplici sfaccettature. Pensarci/immaginarci diversi, significa pensarci/immaginarci al contrario. Generalizzando: pensare/immaginare il mondo al contrario significa realizzare/vivere un mondo al contrario. Un’idea che oggi appare audace, ma che non è affatto nuova, è smetterla di guardare il mondo specchiato sulle lenti dei nostri occhiali da sole, filtrato, come pare suggerirci la grafica di copertina. Chissà, magari, questo potrebbe aiutare ognuno di noi a recuperare bruscolini di buonsenso di cui la nostra Storia-Patria, al netto di deviazioni di percorso, è più che ben lastricata.

A leggerlo con attenzione, si fa davvero fatica a selezionare dal tutto le frasi che rappresentano il pensiero dell’autore, perché il Generale è appassionato nella propria trattazione, rapido e preciso come un colpo ben centrato. Dunque, in conclusione, in omaggio alla schiettezza delle trattazioni, condivisibili o meno, e in omaggio all’ardore affettivo per l’Italia che emerge a più riprese dal testo e che appare come il tratto connotante l’opera tutta, vorrei lasciarvi con queste tre citazioni che, seppure non renderanno ai più il libro perfettamente digeribile, avranno il pregio incontestabile di farci apprezzare l’uomo-saggista e, speriamo, pure il nostro suolo natìo.

Al solito è stata la natura stessa del mio carattere a vincere, la soddisfazione di dire apertamente e direttamente quello che penso senza troppi diversivi e accettando serenamente le conseguenze della mia manifesta sincerità.”

A Parigi vivevo bene: non mi mancava niente ed ero perfettamente integrato nella società francese, ma mi sono sempre considerato un diverso rispetto al contesto nel quale vivevo. Ero Italiano. Ne facevo un punto d’orgoglio. Benché parlassi la lingua di Robespierre in maniera naturale e senza alcun accento in ogni occasione facevo notare che non ero Francese. Quando rientravo in Italia mi sembrava che tutto avesse un sapore e un gusto diverso. Non mi riferisco alla cucina, ma a tutto: all’aria che respiravo, ai colori e agli odori, alla lingua, agli amici, al rumore ed alle strabilianti tonalità del mare…tutto!

L’Europa non sostituirà mai la mia bella Italia che preferisco, nel bene e nel male, a qualsiasi altro paese solo per il fatto di sentirla mia e frutto, anche solo marginalmente, di quanto tutti i miei avi abbiano fatto negli anni passati.”

 

Il mondo al contrario di Roberto Vannacci consta di 353 pagine oltre all’introduzione, contiene alcuni grafici, è autoprodotto ed acquistabile dal 10 agosto 2023 su Amazon al prezzo di circa € 20,00. Verrà prossimamente editato dalla casa editrice Morganti e tradotto in diverse lingue europee.

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